Il video veicola un forte messaggio politico già a partire dal titolo che allude ad una fase precisa della storia recente: quella caratterizzata dai flussi migratori di popolazioni martoriate dalla guerra o da disumane condizioni di vita verso i paesi europei, ma non solo.[read] Il muro è ciò che separa, impedisce la vista di ciò che accade tutti i giorni nel silenzio, nella disattenzione generale: morti sul lavoro, esistenze sciagurate, senza via di scampo, che offuscano l’immagine di progresso ed efficienza di un’epoca in realtà incapace di immaginare e progettare il futuro. E la struttura stessa del video, il piano puramente visivo, a veicolare queste riflessioni: l’impedimento alla vista è dato da paratie di cantiere forate in molti punti. Attraverso ognuno di questi piccoli fori si intravedono per un istante una serie di eventi catastrofici la cui portata tragica, proprio attraverso la ripetitività, viene azzerata producendo assuefazione invece che ribellione. Una ripetitività ossessiva che si ripresenta anche nella traccia sonora che accompagna il video: un paesaggio sonoro che evoca il cantiere, la fabbrica, la ripetitività dei lavoro industriale.[/read]