2002 Akasha

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Akasha

In una parete del suo studio a Milano Ferruccio Ascari realizza un grande affresco il cui titolo è Akasha, che nella lingua sanscrita vuol dire etereCon Akasha l’artista riprende un ciclo di opere iniziato diversi anni prima – Cinque Stanze Sensibili Progetto 1995, Prithvi 1995, Apas 1996, Agni 1997,  Abbadia Ardenga PrithviAbbadia Ardenga Apas, Abbadia Ardenga Agni, Abbadia Ardenga Vayu, Abbadia Ardenga Akasha 1999, Vayu 2002, Cinque Stanze Sensibili Scultura 2012 –  e portato avanti in contesti e con formati molto diversi, ma accomunati da un unico orizzonte di pensiero: quello della Filosofia Sāṃkhya, che è innanzi tutto una cosmologia, e della disciplina dello Yoga ad essa collegata di cui Ascari è seguace. Il Sāṃkhya concepisce l’universo come costituito da cinque elementi fondamentali, i cinqueTattwa: Akasha è l’elemento Etere, Vayu è l’elemento Aria, Agni è l’elemento Fuoco, Apas è l’elemento Acqua, Prithvi è l’elemento Terra.

[read] A proposito del ciclo di opere cui Akasha appartiene Ferruccio Ascari ha affermato: “In relazione ai cinque elementi come costituenti primi d’ogni cosa, del cosmo, ho concepito un ciclo di lavori iniziati nel 1995, un ciclo sui cinque elementi che non considero ancora esaurito: in sanscrito i nomi dei cinque elementi, i cinque Tattwa, sono rispettivamente: Akasha l’ Etere, Vayu l’Aria, Agni il Fuoco, Apas l’Acqua, Prithvi la Terra. Ogni opera, all’interno di questo ciclo, rimanda ad un elemento in particolare. Ciascun elemento è un luogo di corrispondenze: rimanda ad un colore, ad un suono, ad una figura geometrica, ad un’area del corpo, ad una qualità della mente, ad uno dei cinque sensi, ad un punto cardinale. La natura di tali opere è varia: spazia dall’affresco – per ognuno dei tattwa ne ho realizzato uno in luoghi sempre diversi – fino a giungere ad interventi che potrebbero essere definiti di Land Art e infine alla progettazione di Cinque Stanze Sensibili Progetto, cinque ambienti destinati alla meditazione di cui ho concepito due varianti. La prima versione prevede in ogni stanza, completamente vuota, una parete occupata da un affresco: i cinque affreschi sono supporti per la meditazione, essi indicano un orizzonte che va oltre la pittura, forse oltre l’arte stessa. Nella seconda versione i cinque ambienti sono ‘yantra’ tridimensionali fatti di spazio e di luce, una singolare architettura fatta di cinque stanze, una per ogni Tattwa. Ogni stanza riceve luce da una vetrata la cui forma geometrica e il cui colore sono quelli dettati dalla tradizione tantrica. In esse ogni elemento – l’orientamento spaziale, la qualità dei materiali, il colore, la luce – risponde alla funzione per la quale li ho concepiti, ossia il percorso meditativo.” [/read]

Akasha, affresco riportato su tela, cm. 180×180 2002 [TW0004]

Akasha, Particolari, 2002 [TW0004]


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