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Polittico
“Una concezione rigorosamente ritmica governa la disposizione geometrica delle tele monocrome: è il caso del polittico rosso composto da nove tele disposte su tre ordini di tre. Al centro di ciascuna campitura una forma giallo chiara disposta verticalmente, sempre diversa. Considerate singolarmente tali forme rammentano organismi vegetali, semi, cellule, come quando si osserva al microscopio una goccia di acqua stagnante. Ordinate sul fondo rosso fanno pensare ad una collezione esemplare delle più diverse specie. Un medesimo principio compositivo governa la composizione delle tavole nere in grafite”
Helmut Herbst 2000
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SENZA FINE E SENZA SPAZIO
Riflessioni sul progetto “Qualcosa le manca” di Ferruccio Ascari
Riflessioni sul progetto “Qualcosa le manca” di Ferruccio Ascari
Helmut Herbst
Le recenti nozioni di fisica autorizzano l’asserzione secondo cui l’universo si trova nello stato dell’esplosione originaria (“Big Bang”) e che si ampli costantemente con una velocità inimmaginabile, creando nuove galassie e sistemi solari con le loro stelle.
I più moderni telescopi posizionati nel cosmo, dove li ha scagliati l’uomo, osservano un futuro appena accaduto, il quale, nella forma di oscillazioni misurabili, ci raggiungono sulla terra, dopo anni luce. L’interpretazione delle informazioni provenienti dal cosmo confuta tutte le teorie fino ad ora dominanti circa la nascita dell’universo. Solo poco tempo fa si riteneva che esso avesse raggiunto la sua massima estensione e si trovasse prossimo al collasso. Esplosione di stelle, gigantesche protuberanze, “Buchi neri”, e così via venivano addotti come prove di questa tesi. E tuttavia le cose stanno in modo affatto diverso: il divenire e il crescere includono l’elemento distruttivo. Anzi, l’elemento distruttivo è una parte essenziale di quanto nuovamente diviene in essere. Quanto noi definiamo caos, mescolanza impenetrabile del non strutturato (secondo un metro umano) costituisce la sostanza primigenia, è forza ed energia che crea mentre distrugge. Ciò che si distrugge non è dunque ciò che si annienta, bensì ciò che viene di nuovo a crearsi.
Il caotico si sviluppa secondo leggi celate alla nostra analisi. Noi non siamo ancora in grado di ravvisarvi alcuna sistematicità il che però non significa che questa non esista. All’imprevedibile, al casuale, all’irriducibile all’ordine ascriviamo delle connotazioni negative. Perché, poi? Non è infatti l’imprevedibile, il casuale, l’irriducibile all’ordine la fonte di tutto l’esistente? comunque sia noi non possiamo averne nessuna conoscenza perché siamo o potremmo essere una piccola componente di questo complicato gioco di insieme, riflesso di un Essere che può solo essere intuito, presagito. è necessario tenere presente questo orizzonte di pensiero allorché ci si accosta a Ferruccio Ascari. L’opera di questo artista Milanese, che ha una formazione filosofica, si presenta intenzionalmente “non finita”. I suoi lavori ci consentono degli insight esemplari dentro un sistema di pensiero che si rende visibile attraverso la pittura e i disegni. Nulla di già dato viene rappresentato: egli sembra piuttosto rinvenire un elemento sistematico nascosto, che attraverso il suo mondo figurale viene portato alla luce.
Tavole e disegni a nerofumo su carta giallina dispiegano una molteplicità di variazioni di un principio figurale che egli elegge per la traduzione visuale di tali processi di pensiero. Ogni tavola, ogni disegno appare in se concluso, eppure si tratta ogni volta del frammento di uno spazio pensato come infinito, che si espande aldilà di ogni limitazione temporale, incessantemente. Ciò di cui possiamo fare esperienza è una piccola parte di quello che per sua natura è incommensurabile, inattingibile, sconfinato, infinito, in ultima analisi inconcepibile. Ascari predilige il principio della disposizione in registri, sia orizzontali che verticali. Ordinate serialmente, l’una accanto all’altra, le tavole danno origine ad una “forma” che si dispiega lungo le pareti in una molteplicità di variazioni, come una vegetazione lussureggiante. Una concezione rigorosamente ritmica governa la disposizione geometrica delle tele monocrome: è il caso del polittico rosso composto da nove tele disposte su tre ordini di tre. Al centro di ciascuna campitura una forma giallo chiara disposta verticalmente, sempre diversa. Considerate singolarmente tali forme rammentano organismi vegetali, semi, cellule, come quando si osserva al microscopio una goccia di acqua stagnante. Ordinate sul fondo rosso fanno pensare ad una collezione esemplare delle più diverse specie. Un medesimo principio compositivo governa la composizione delle tavole nere (in grafite, n.d.t.) dal cui fondo emergono minuscole figure umane.
L’opera in progress “Qualcosa le manca”, iniziata nel 1999 è costituita da una serie di disegni a nerofumo su carta giallina di cm. 50 x 70. I fogli che non recano segno, vuoti, sono parte integrante dell’opera. Una traccia continua li attraversa simile ad un aggregato di cellule in continuo sviluppo che si addensano, straripano in prolungamenti, si incrociano con altre e tuttavia mantengono un movimento principale che si propaga di foglio in foglio, incontra altri aggregati da cui però nuovamente si distacca. I fogli “vuoti”, assemblati a formare un insieme figurale coeso, vengono attraversati diagonalmente da formazioni dendritiche che si interrompono solo al limite estremo dei fogli.
I più moderni telescopi posizionati nel cosmo, dove li ha scagliati l’uomo, osservano un futuro appena accaduto, il quale, nella forma di oscillazioni misurabili, ci raggiungono sulla terra, dopo anni luce. L’interpretazione delle informazioni provenienti dal cosmo confuta tutte le teorie fino ad ora dominanti circa la nascita dell’universo. Solo poco tempo fa si riteneva che esso avesse raggiunto la sua massima estensione e si trovasse prossimo al collasso. Esplosione di stelle, gigantesche protuberanze, “Buchi neri”, e così via venivano addotti come prove di questa tesi. E tuttavia le cose stanno in modo affatto diverso: il divenire e il crescere includono l’elemento distruttivo. Anzi, l’elemento distruttivo è una parte essenziale di quanto nuovamente diviene in essere. Quanto noi definiamo caos, mescolanza impenetrabile del non strutturato (secondo un metro umano) costituisce la sostanza primigenia, è forza ed energia che crea mentre distrugge. Ciò che si distrugge non è dunque ciò che si annienta, bensì ciò che viene di nuovo a crearsi.
Il caotico si sviluppa secondo leggi celate alla nostra analisi. Noi non siamo ancora in grado di ravvisarvi alcuna sistematicità il che però non significa che questa non esista. All’imprevedibile, al casuale, all’irriducibile all’ordine ascriviamo delle connotazioni negative. Perché, poi? Non è infatti l’imprevedibile, il casuale, l’irriducibile all’ordine la fonte di tutto l’esistente? comunque sia noi non possiamo averne nessuna conoscenza perché siamo o potremmo essere una piccola componente di questo complicato gioco di insieme, riflesso di un Essere che può solo essere intuito, presagito. è necessario tenere presente questo orizzonte di pensiero allorché ci si accosta a Ferruccio Ascari. L’opera di questo artista Milanese, che ha una formazione filosofica, si presenta intenzionalmente “non finita”. I suoi lavori ci consentono degli insight esemplari dentro un sistema di pensiero che si rende visibile attraverso la pittura e i disegni. Nulla di già dato viene rappresentato: egli sembra piuttosto rinvenire un elemento sistematico nascosto, che attraverso il suo mondo figurale viene portato alla luce.
Tavole e disegni a nerofumo su carta giallina dispiegano una molteplicità di variazioni di un principio figurale che egli elegge per la traduzione visuale di tali processi di pensiero. Ogni tavola, ogni disegno appare in se concluso, eppure si tratta ogni volta del frammento di uno spazio pensato come infinito, che si espande aldilà di ogni limitazione temporale, incessantemente. Ciò di cui possiamo fare esperienza è una piccola parte di quello che per sua natura è incommensurabile, inattingibile, sconfinato, infinito, in ultima analisi inconcepibile. Ascari predilige il principio della disposizione in registri, sia orizzontali che verticali. Ordinate serialmente, l’una accanto all’altra, le tavole danno origine ad una “forma” che si dispiega lungo le pareti in una molteplicità di variazioni, come una vegetazione lussureggiante. Una concezione rigorosamente ritmica governa la disposizione geometrica delle tele monocrome: è il caso del polittico rosso composto da nove tele disposte su tre ordini di tre. Al centro di ciascuna campitura una forma giallo chiara disposta verticalmente, sempre diversa. Considerate singolarmente tali forme rammentano organismi vegetali, semi, cellule, come quando si osserva al microscopio una goccia di acqua stagnante. Ordinate sul fondo rosso fanno pensare ad una collezione esemplare delle più diverse specie. Un medesimo principio compositivo governa la composizione delle tavole nere (in grafite, n.d.t.) dal cui fondo emergono minuscole figure umane.
L’opera in progress “Qualcosa le manca”, iniziata nel 1999 è costituita da una serie di disegni a nerofumo su carta giallina di cm. 50 x 70. I fogli che non recano segno, vuoti, sono parte integrante dell’opera. Una traccia continua li attraversa simile ad un aggregato di cellule in continuo sviluppo che si addensano, straripano in prolungamenti, si incrociano con altre e tuttavia mantengono un movimento principale che si propaga di foglio in foglio, incontra altri aggregati da cui però nuovamente si distacca. I fogli “vuoti”, assemblati a formare un insieme figurale coeso, vengono attraversati diagonalmente da formazioni dendritiche che si interrompono solo al limite estremo dei fogli.
Ascari ordina perlopiù sedici fogli a formare un’unità strutturata in quattro ordini di quattro fogli disposti verticalmente. Da ciò deriva un all over structure che teoricamente potrebbe comprendere l’intero spazio con le sue quattro pareti, il soffitto e il pavimento. Quando Ascari, per i disegni, ricorre al nerofumo, si tratta di una scelta deliberata strettamente connessa al proprio universo di pensiero. Il nerofumo, residuo del legno che nel processo di combustione ha subito una metamorfosi liberando fumo, è l’equivalente simbolico del processo caotico di cui si è fatto cenno in precedenza. Il fumo che si leva si disperde nell’aria con un moto che ha sicuramente le proprie leggi a noi però ignote, o comunque sottratte ai nostri calcoli, alle nostre previsioni. Il farsi visibile di tale processo di pensiero, può fare intendere all’osservatore cosa all’artista sta a cuore.
Egli ( Ferruccio Ascari) lo dice con queste parole:
Egli ( Ferruccio Ascari) lo dice con queste parole:
“…I nomi per corrispondere alle cose dovrebbero assecondarne il movimento e, con il continuo mutamento dello stato delle cose, continuamente trasformarsi essi stessi. Come si fa ad attribuire un titolo fisso e definito una volta per tutte a ciò che continua a trasformarsi sotto il tuo sguardo, sotto le tue mani? Ciò nonostante, questa volta, un titolo quest’opera ce l’avrebbe: Qualcosa le manca. Mi pare un titolo abbastanza appropriato perché rimanda ad una specie di desiderio di qualcosa, ed io so che questo desiderio è infinito, che si tratta del desiderio che fa muovere tutte le cose. Qualcosa le manca è comunque un titolo provvisorio… riguardo alle misure di questa “cosa” la questione di fondo è che essa appare “smisurata”, nel senso vero e proprio della parola. Posso definire le dimensioni di una “parte”, non del “tutto”. Conosco (e posso fornire) solo le misure del frammento di un “tutto” che non può che essere inconcepibile quantunque non ci si possa sottrarre al desiderio di farsene un’idea, darsene un’immagine, una rappresentazione”.
L’arte di Ferruccio Ascari non configura dunque un universo chiuso, finito, bensì veicola attraverso il frammento un’immaginazione dell’intero, di quell’insondabile cosmo che è in noi e fuori di noi, senza fine, senza spazio.
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