1992 Affreschi riportati su tela

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Affreschi
Riportati
Su Tela

 

“Il pigmento colorato applicato al muro secondo la tecnica della frescatura vie-ne strappato e riportato su tela interagendo con una trama sottile e minuta di segni che, pur mantenendo la loro specifica natura, sembrano impercettibilmente trasformarsi nella voce del colore, nel brusio sommesso, scomposto, indecifrabile della materia organica colorata; sono, alla lettera, bisbigli di un altro mondo che si fa presente, e che, dall’oscurità elementare da cui proviene, procede verso la luce.”

(Vittorio Fagone, 1984)

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Presentando una personale di Ascari nella galleria “Uta Van Marwyck” a Monaco nel 1984, Vittorio Fagone parlava di riflessione “colta”.“Una pittura colta -diceva- dell’esperienza della moderna arte visuale dove le esperienze dello spazio dinamico dell’environment hanno un chiaro valore, si aprono ad una concezione vitalistica della pittura come spazio di relazione.

“In questa prospettiva, l’analisi del campo pittorico diventa luogo di riconoscimento della trasparenza e delle condensazioni di segnali minimi, zona di deposito, mentale e fisico, di concrete memorie sfuggenti, spazio di apparizioni di segni, all’apparenza labili, ma carichi di un forte potere di indicazione di senso. La pittura di Ascari produce in noi l’idea di una spazialità aperta ad una visione del mondo per memorie senza contorni e per segni non sigillati. Il processo di riconoscimento nel quale è impegnato chi guarda va a stabilire un confine mobile che dà definizione al campo della pittura e chiara, ma non chiusa, leggibilità, ai segni di cui questa è affollata”. Dentro questo percorso, nelle opere che segnano la sua attività a partire dalla fine degli anni ’80, Ascari sembra aver privilegiato la pittura come luogo autosufficiente dando la parola, soprattutto, ai valori puri del colore che pur intrattenendo un rapporto dialettico con gli elementi segnici, diventano protagonisti assoluti di queste ultime opere. I segni zampillando dalla materia colorata, in una continua fioritura, volteggiano nel colore come in una danza di fantasmi ossia, alla lettera, di “apparizioni” che mimano nei loro geroglifici gli aerei e spesso inafferrabili sensi del mondo. Il pigmento colorato applicato al muro secondo la tecnica della frescatura viene strappato e riportato su tela interagendo con una trama sottile e minuta di segni che, pur mantenendo la loro specifica natura, sembrano impercettibilmente trasformarsi nella voce del colore, nel brusio sommesso, scomposto, indecifrabile della materia organica colorata; sono, alla lettera, bisbigli di un altro mondo che si fa presente, e che, dall’oscurità elementare da cui proviene, procede verso la luce.

I pigmenti, il ferro e tutti gli altri materiali che costituiscono le opere declinano le loro proprietà trasformandosi in un ritmo che si dipana dal loro mondo chiuso e impenetrabile: in questo luogo remoto, lontano dal rumore del mondo eppure con esso implicato vive la voce sottile del colore.

La terra, l’elemento tutto terrestre del colore è “prodotto” ossia portato in primo piano come la sempre rinnovata ricchezza della fisicità che, enigmaticamente, ha una sua storia, non storica, una storia “naturale”,che si dà come sempre rinnovato deposito di possibili interpretazioni. La profondità della materia per un attimo si schiude, l’elementare si illumina e l’opera “momento di folgore” avviene come un balenio di luce su cui il buio subitosi richiude.”

Vittorio Fagone, Monaco, 1984


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Senza Titolo, affresco riportato su tela, 170×170 cm, 1992 [A0003]
Senza Titolo, affresco riportato su tela, 130×240 cm, 1992 [A0025]

Senza Titolo, Affresco riportato su tela, 130×240 cm, 1992 [A0024]

Senza Titolo, affresco riportato su tela, 250×260 cm, 1992 [A0072]
Senza Titolo. Affresco riportato su tela, 162×240 cm, 1992 [A0010a/b]


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